HO SETE

Ho sete, una sete indicibile tormentava il condanato

Ho sete è l'unico lamento e l'unica parola che si riferisca al Suo dolore fisico; dei chiodi, del sangue che colava, degli sputi, delle bestemie di quei carnefici e degli altri che Lo stavano doppiamente martirizzando, Gesù non disse nulla.

Ho sete. E non può essere dubbio che si trattasse di < sete naturale > , data la grande perdita di sangue fatta da Gesù nel Getsemani sino a quel punto. Ma soprattutto Egli aveva sete di amore e di essere amato.

Egli sapeva perfettamente la preziosità infinità del Suo sacrificio e prendeva la tremenda responsabilità del mondo che non avrebbe corrisposto al dono di quella morte.

Se ci potessimo esprimere così, dovremmo dire che a tutti gli altri tormenti del crocifisso, si univa la pena immensa di non poterci far comprendere d'allora , in modo sensibile, l'amore che Egli ci portava: Nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici.

Dall'alto della croce, Gesù morente implorò di essere amato.  Egli certo non ne aveva bisogno, ma il bisogno era tutto nostro, per la nostra vita felice in questo mondo e per il futuro, nella patria del cielo che il Suo sacrificio ci stava per riaprire.

Il calvario è dono e richiesta di < acqua d'amore > è la ripetizione di un invito: Venite da me voi tutti stanchi e affaticati e Io vi ristorerò.