CRISTO, IL BUON PASTORE

 

Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore, cioè le amo, e le mie pecore conoscono me, ( Gv 10,14 ). Come a dire apertamente; corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore della verità.

Domandatevi, fratelli; se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. L'evangelista Giovanni spiega; * Chi dice; Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo *.

Perciò in questo stesso passo il Signore subìto soggiunge; * Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore *.  Come se dicesse esplicitamente ; da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal padre, perchè offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le pecore.

Di queste pecore di nuovo dice; Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna.  Di esse aveva detto poco prima; Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; Entrerà e uscirà e troverà pascolo. Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.

Le sue pecore troveranno i pascoli, perchè chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, che è eterna primavera ? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, l'anima si sazia senza fine del cibo della vita.

Cerchiamo dunque, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, il nostro spirito. S'infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s'infiammino per i beni supremi. In tal modo amare sarà già un cammino.

Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perchè se qualcuno desidera raggiungere la meta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo.  Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perchè sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.